Nella primavera del 2013 a Pforzheim (Stoccarda) si è inaugurata una mostra di quaranta opere di Mario Pavesi, alla presenza delle autorità della provincia di Reggio Emilia e della gemellata Enzkreis, come editore
ho pubblicato il catalogo bilingue, che ho appoggiato anche come presidente del Centro Studi e Archivio “Antonio Ligabue” che ha sede in Parma. In quel catalogo due membri del comitato scientifico del Centro Studi stesso, Marzio Dall’Acqua e Vittorio Sgarbi, erano intervenuti criticamente, aderendo alla proposta che avevo fatto di promuovere un artista molto diverso da Antonio Ligabue, l’eccentrico pittore e scultore, intorno al quale nel 1983 è nato il nostro Istituto culturale, con un comitato
di soci fondatori ed un comitato scientifico, che si è rinnovato nel tempo, coinvolgendo i maggiori studiosi d’arte. Infatti si è ritenuto che Mario Pavesi, artista delle terre padane vicine al Po, in zone molto vicine a quelle che hanno visto lavorare Antonio Ligabue (Zurigo,1899-Gualtieri, RE,1965), potesse rappresentare, pur nella diversità ed originalità del suo linguaggio personale ed originale, un modo attuale di tradurre l’identità di un territorio in pittura e scultura. In questo senso negli anni il Centro Studi è venuto proponendo, promuovendo e organizzando mostre o semplicemente edizioni d’arte, monografie per divulgare e far conoscere artisti dei territori rivieraschi del Po, fiume che non divide, da Mantova a Guastalla, da Modena a Parma, terre d’antiche piccole capitali ancora vivaci nelle loro diverse identità culturali e artistiche, ma proprio per questo ancora capaci di esprimere personalità creative di straordinario interesse, innovative e originali, sensibili sia alla tradizione, che fa parte del substrato ambientale di antica civilizzazione, sia di radicali innovazioni.
Perché il nostro Istituto propone con cura scientifica ogni artista che presenta, in modo che i visitatori delle mostre, i lettori dei cataloghi, abbiano tutti gli strumenti per decodificare agevolmente e con facile comprensione, le opere, le personalità e gli stili degli artisti che sosteniamo, mentre l’esperienza internazionale dagli anni ottanta ci aiuta a fare proposte che siano rigorosamente di alto livello, che siano radicate in un territorio ed in una storia, che noi abbiamo condiviso e condividiamo, ma non per questo che sia provinciale, effimera o di scarso e breve rilievo. Cerchiamo di esaltare i valori e di intuire, con le capacità umane, ma anche con il consiglio di un collegio di esperti, quelli che saranno permanenti, quelli che offrono una ricchezza culturale, che crediamo sia il vero patrimonio primo da salvare e conservare. Inutile dire che le opere di Mario Pavesi, per me e per noi del Centro Studi, sono tra questi valori.
Augusto Agosta Tota
Presidente Centro Studi & Archivio Antonio Ligabue di Parma