TYFA
Olio su tavola, 93x135cm
La TYFA o STIANCIA arriva ad essere alta fino a 250 cm.Le infiorescenze femminili sono formate da migliaia di piccolissimi fiori di color bruno circondati da peli.Le spighe cilindriche, marroni, ed a forma di salsiccia, possono diventare lunghe anche 30 cm. In Italia è diffusa in diverse regioni e cresce spontaneamente lungo le rive dei fiumi o in zone umide con acque stagnanti come le paludi.
Anticamente venivano usate le foglie per farne panieri e le infiorescenze composte da moltissimi “pelucchi “,venivano usati per imbottire materassi. Nel ferrarese, i “sigari” venivano accesi in modo che il fumo abbastanza copioso, scacciasse le zanzare.Il suo rizoma veniva utilizzato già nel Paleolitico Superiore come pane.In recenti ricerche archeologiche, sono state ritrovate macine in pietra risalenti a 30.000 anni a.C. che riportavano tracce di amido di TYFA.
La sua lunga foglia, era usata dai mastri – bottai come sigillante elastico da inserire tra le doghe delle botti di legno e per “stagnare” eventuali perdite tra le doghe o tra la “capruggine” (incastro tra fondo botte e doghe laterali) per riparare botti di legno.Si usava anche per la protezione dei fiaschi di vetro. Se suddivisa in listelli, veniva usata in agricoltura per legare gli ortaggi ai tutori.
La sua infiorescenza essiccata veniva utilizzata in mascalcia per imbottire selle, basti e collari.Le ferrovie di stato la usavano per i cuscini delle carrozze di prima classe.
Ho voluto dedicare un’opera a questa pianta palustre perché cresceva spontanea nella sua immensa umiltà in ogni fosso e canale della “bassa”,senza pretese e senza esclamativi in suo favore, però utilissima per i bisogni della povera gente di campagna. Ho accompagnato TYFA con alcune ninfee, pure esse presenti un po’ in ogni fosso, ma nel caso specifico, le foglie di ninfee che vedete nel quadro, diventano la metafora del nostro “vivere” attuale:” Isole nella corrente”.