Il monumento equestre di Mario Pavesi per l’Ospedale Santa Maria Nuova di Reggio Emilia metafora dell’evoluzione dell’uomo
La testa e il collo di un cavallo impennati verso l’alto si librano nell’aria, emergendo dalla imponente struttura architettonica del corpo ben radicata al suolo ,linee e volumi si intersecano perfettamente attraverso un rigoroso linguaggio plastico,dando vita ad una immagine potente e visionaria. Così si presenta agli occhi stupiti dello spettatore la monumentale scultura in bronzo che Mario Pavesi ha realizzato per essere collocata davanti ad nuovo reparto dell’Ospedale reggiano Santa Maria Nuova. L’arditezza della composizione sembra sfidare le leggi della gravità, ed è una sfida che lo scultore ha voluto fare alle proprie capacità espressive e ai mezzi a disposizione ,ben 85 quintali di creta ci sono voluti per creare il modello,accompagnati dall’angoscia che potesse cadere e rompersi. Forse inconsciamente Pavesi pensava al colossale modello in cera del monumento equestre commissionato a Leonardo da Vinci da Ludovico il Moro,che per gli eventi bellici non fece in tempo ad essere fuso in bronzo e che venne poi distrutto dalle truppe francesi .Un altro filo sottile lega le due opere : l’idea rivoluzionaria di rappresentare un cavallo impennato ,che conferisce all’immagine impeto straordinario,proiettandola nello spazio. Numerose opere di Pavesi tendono ad allungarsi verso l’alto ,”anelano” verso qualcosa, come osservava il critico Alessandro Parronchi ,anelare indica propriamente un allungamento ,un tendere verso l’alto . La scultura equestre di Pavesi è un anelito ,una preghiera collettiva rivolta verso il cielo e ben si addice all’ambiente dove verrà collocata , un luogo di cura , di speranza ,ma soprattutto di sfida verso la malattia e la sofferenza. Coniuga il senso della bellezza al valore morale. L’opera si presenta come una personale e originale interpretazione dell’iconografia del monumento equestre ,dallo spirito eroico dei cavalli di Fidia ,all’equilibrio compositivo rinascimentale per arrivare alla dinamica spinta verticale dei cavalli di Marino Marini. Pavesi tuttavia rompe gli schemi classici con una forza eversiva , inserisce nel cavallo una coda colossale che ricorda quella dei dinosauri e il colore verdastro del bronzo rimanda alla pelle di un enorme sauro preistorico. Volutamente parte dalla preistoria per rappresentare l’evoluzione della specie , il cavallo diventa la metafora del cammino dell’uomo,che attraverso le varie tappe evoluzionistiche arriva ai traguardi contemporanei della scienza. Dal dinosauro all’ospedale super specializzato , come dall’osso preistorico lanciato per aria dagli scimmioni del film Odissea nello Spazio si arriva all’astronave,questa è la suggestiva e visionaria metafora umana del cavallo di Pavesi . la stessa coda attorcigliata indica nel movimento a spirale una forte spinta verso l’esterno , ma ambiguamente potrebbe indicare un viaggio all’interno della materia .Il trattamento texturizzato della superficie , denuncia uno sguardo verso la pittura informale , alla quale egli liberamente si ispira nei suoi dipinti,che affiancano l’attività di scultore. Pavesi artista elegante e impregnato di cultura classica “scuote “l’armonia delle forme con elementi dinamici e drammatici ,riconducibili alle inquietudini e ai turbamenti della società contemporanea. Nel suo monumento equestre egli immagina di poter osservare la scultura da molteplici punti di vista,ricercando visioni sempre diverse ,in cui il dinamismo delle forme sembrano continuamente modificare la struttura , rendendola ora morbidamente plastica,ora esasperatamente in tensione ,in un entusiasmante crescendo verticale. Testimonianza dei multiformi aspetti della contemporanea, turbata società globalizzante. Va sottolineato infine l’impegno fisico e non solo mentale ,che ha accompagnato la genesi di questa opera ,dal modello in creta ,alla realizzazione degli stampi e infine alla fusione in bronzo. Un’ impresa davvero “titanica” ,che ha assorbito tutte le energie dell’autore. Una sfida come si diceva all’inizio, ma è proprio attraverso la sfida che l’artista dimostra come la ricerca della bellezza e della libertà espressiva diventino un mezzo per superare ostacoli e difficoltà per arrivare ad affermare valori etici e sociali , dei quali il suo vitale ed energico monumento equestre diventa messaggero e testimone.
Aurora Marzi